Squader

  • Torna alla Home Page

Quanto costa ristrutturare casa? Prezzi, preventivi ed incentivi fiscali.

Quanto costa ristrutturare casa? Spesso ci si trova a dover effettuare la ristrutturazione del proprio appartamento e non si sa mai quale sia l’investimento da eseguire. Già durante le prime analisi è facile conoscere i prezzi migliori e valutare tutte le soluzioni di un certo livello, per questo motivo è necessario ottenere i costi ufficiali per valutare le scelte da porre in essere.

Per avere un’idea ben chiara sui prezzi della ristrutturazione di una casa, oggi possiamo avvalerci di numerosi software che ci permettono una vera e propria stima dei costi. Per far funzionare tali software è solo necessario inserire i dati della vostra abitazione e quindi: la superficie in mq da riadattare; lo stato di conservazione; se la struttura si trova al Nord o al Sud Italia e gli impianti che intendiamo rifare.

Attraverso queste informazioni il software elaborerà una serie di dati ed emetterà il vostro preventivo. Ovviamente è solo a scopo indicativo, ma effettivamente non va mai molto lontano dai preventivi reali e vi aiuta comunque a farvi un’idea di quanto costa ristrutturare una casa.

I lavori da effettuare sono tantissimi? Di certo è possibile effettuare una stima approssimativa che varia da progetto a progetto. Possiamo indicarvi i parametri generali previsti per il costo di ristrutturazione: mediamente il costo di un lavoro completo, con la messa a norma degli impianti, arriva a costare da un minimo di 500 a un massimo di 4000 euro a metro quadro.

In base ai metri quadrati della casa potrete valutare il costo dettagliato solo su richiesta. Per quanto riguarda le ristrutturazioni di pregio, ovvero quelle che richiedono rifiniture di una certa qualità, il costo aumenta ben oltre i 2000 euro al mq con una spesa pari a 100 mila euro per soli 100 metri quadrati. Va detto che il costo per la ristrutturazione della vostra casa si abbassa sensibilmente se dovete rinnovare solo alcuni aspetti dell’appartamento ed è differente da zona a zona.

Quanto costa ristrutturare casa

Quanto costa ristrutturare casa

Preventivo Ristrutturazione Casa: quanto costa?

Passiamo all’atto pratico e proviamo a dare qualche numero: per effettuare la stima ci siamo serviti di questo comodo comparatore. Di seguito vi indicheremo i costi da sostenere per la ristrutturazione di una casa al Nord Italia e di una al Sud Italia. Iniziamo subito dal Nord Italia, e mettiamo i nostri dati all’interno del programmino. Abbiamo inserito le caratteristiche della nostra casa e tutte le sostituzioni di cui necessitiamo:

superficie 90 mq (appartamento al Nord Italia);
rifacimento impianto elettrico e impianto di riscaldamento;
sostituzione porte e finestre;
pavimento parquet (40 mq);
pavimento monocottura (32 mq);
rifacimento bagni (12 mq);
pittura (270 mq).

La stima dei lavori a questo punto, corrisponde a 57 mila euro; con un importo di 633 euro/mq.
Vediamo ora invece la casa posizionata al Sud Italia, ad essa attribuiremo le stesse identiche caratteristiche dell’appartamento precedente, cioè:

superficie 90 mq (appartamento al Sud Italia);
rifacimento impianto elettrico e impianto di riscaldamento;
sostituzione porte e finestre;
pavimento parquet (40 mq);
pavimento monocottura (32 mq);
rifacimento bagni (12 mq);
pittura (270 mq).

I lavori saranno quindi identici! Una volta inserite queste informazioni, come sempre clicco su start per elaborare il mio preventivo, ed ecco il risultato: la stima dei lavori è di 51 mila euro; con un importo di 566 euro al metro quadro.
I prezzi per ristrutturare casa sono quindi generalmente più bassi al Sud Italia. Ciò non tiene conto di tante variabili locali e tecnico-pratiche. Se siete in grado di svolgere parte dei lavori o eventualmente di aiutare i professionisti, il prezzo può leggermente scendere.
Costo Ristrutturazione Casa: Occhio alle Agevolazioni Fiscali

Bisogna tenere in considerazione anche il costo reale di ogni singola ristrutturazione, considerando che grazie alle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni si può ottenere fino al 50% a livello di risparmio energetico.

In termini tecnici, si parla di una ristrutturazione con costo reale, quando il valore della spesa è sostenuta al netto degli importi del rimborso IRPEF.

Nel costo reale sono incluse:

Spesa sostenuta
Detrazioni fiscali
Oneri finanziari

Per approfondire il tema delle agevolazioni fiscali, suggeriamo la lettura dei nostri articoli su:

Conviene ancora il fotovoltaico? Incentivi e detrazioni
Pannelli solari acqua calda, opinioni e commenti: conviene il solare termico?

Come valutare i preventivi?

Passiamo ora all’ultima fase della nostra guida, quella relativa ai preventivi. Quando si decide di ristrutturare casa ci si sente come se si stesse per compiere il grande passo! In effetti la ristrutturazione della casa comporterà senza dubbio un caos, che sarà grande proporzionalmente alla complessità dei lavori che si andranno a compiere.

La prima fase, fondamentale, è quella del progetto. Dovrete avere le idee ben chiare su cosa volete cambiare e cosa conservare prima di iniziare a rinnovare. Una volta che avrete deciso esattamente cosa e come ristrutturare, arriva il momento cruciale: la richiesta dei preventivi. E’ molto importante richiedere preventivi e che questi siano gratuiti e senza impegno, così da lasciarvi liberi di riflettere serenamente sul da farsi, senza pressioni. Su Edilnet.it è possibile ricevere preventivi per ristrutturare casa dalle ditte della vostra zona: non sarete obbligati in nessun modo ad accettare le offerte e soprattutto questa fase è totalmente gratuita. Se cominciaste già a spendere dei soldi, infatti, non sareste sicuramente partiti con il piede giusto! Fino a qualche anno fa l’unica possibilità per avere preventivi era contattare e raggiungere aziende materialmente, dopo aver chiesto a questo o a quell’altro conoscente un consiglio su quale ditta contattare.

Oggi si ha la possibilità di richiedere preventivi online ed è tutto più rapido e comodo. Una volta ricevuto il preventivo, controllate che esso sia chiaro e comprensivo di tutte le informazioni. Vi sono alcuni dati che proprio non possono mancare:

L’elenco dei lavori, tutto ciò che verrà eseguito, nel dettaglio;
L’elenco dei materiali, controllate che sia ben definita la qualità;
La data di consegna, che dovrà essere rispettata;
Eventuali documenti e certificazioni, nel caso in cui fossero necessari.

Una raccomandazione importante, visto che al giorno d’oggi la truffa è sempre dietro l’angolo, è controllare che nel preventivo sia presente la clausola che ogni aumento del prezzo o miglioria deve essere sempre approvata e sottoscritta dalla committenza. E’ fondamentale per far si che l’azienda non abbia la possibilità di aggiungere costi in più. Per quanto riguarda la scelta dell’azienda controllate se presenta certificazioni, consultate foto di lavori passati e magari affidatevi alle recensioni di clienti passati, per vedere come si sono comportati in precedenza. Il sopralluogo sarà ovviamente gratuito e senza impegno. Seguendo i consigli di Edilnet.it riuscirete a ristrutturare casa in totale sicurezza ed anche a risparmiare!
Conclusioni

Ristrutturare casa è un’operazione molto complessa e faticosa, così come costruirsi un appartamento da capo. Seguire i lavori toglie tempo ma è fondamentale per far sì che tutto avvenga al meglio. Il consiglio è quello di cercare di realizzare l’ottimizzazione energetica della casa: via gli spifferi, ok a infissi di buon livello così da non perdere calore. Potrebbe costarvi qualcosa in più ma, alla lunga, sono spese che si recuperano perchè si abbattono i costi di riscaldamento.

Se vivete in una località di campagna, valutate soluzioni alternative come il termocamino ed il fotovoltaico, così da raggiungere alla lunga una indipendenza energetica almeno parziale.

La ristrutturazione della casa può essere vista, in questo senso, come un vero e proprio investimento per il futuro: piuttosto che mettere i soldi alla banca o alla posta, investiteli sulla vostra abitazione, riducendo le spese di routine nel medio lungo periodo.
Ulteriori risorse utili

Se siete alle prese con un restyling della vostra abitazione, vi rimandiamo ad una serie di letture utili presenti sul blog che potrebbero interessarvi:

Come arredare una cameretta
Come arredare una mansarda
Come arredare casa spendendo pochi soldi
Conviene comprare casa oggi?
Come comprare casa senza soldi: guida per non fare il mutuo
Investimenti immobiliari in Italia: 2016 anno buono?
Affitto casa: tutto quello che bisogna sapere
Lavori in casa: guide e consigli!

Vuoi un cogeneratore a idrogeno in casa? Paga (in parte) l’Europa

Un progetto europeo installerà cogeneratori a cella combustibile in 1000 case di 12 paesi, compreso il nostro.

Scopo: testare le tecnologie e farne scendere i costi. Chi vuole sostituire la caldaia con uno di questi impianti può fare domanda. Verso un futuro in cui sarà comune stoccare in casa con l’idrogeno l’energia del fotovoltaico?

Mentre in Italia il governo Renzi ha deciso di invertire il corso della storia, facendo di tutto per affossare le rinnovabili, l’Europa continua tranquillamente a lavorare per trasformare il sistema energetico del continente, per adattarlo a un futuro senza combustibili fossili. Uno degli esempi più interessanti di questo “nuovo mondo” che sta nascendo, è il progetto Ene-field, finanziato dalla UE nel quadro del settimo progetto di ricerca su idrogeno e fuel cell, che installerà 1000 nuove unità a cella combustibile, per la produzione di elettricità e calore, in 1000 case in 12 paesi europei, compreso il nostro. Uno di questi sistemi è già in funzione in un centro sportivo di Borgo Valsugana, in Trentino.

Nelle normali celle a combustibile, semplificando, idrogeno e ossigeno (dell’aria), reagiscono formando acqua, in un dispositivo dove uno dei due gas viene prima ionizzato (perdendo o acquisendo elettroni), tramite un catalizzatore o del calore, e poi fatto muovere verso il secondo gas, passando attraverso un separatore che può essere attraversato solo dagli ioni, ma non dagli elettroni, i quali, per completare la reazione, percorrono invece un circuito esterno, generando elettricità. Il risultato è una “pila” che produce continuamente elettricità, senza rumore o parti in movimento, fintanto che viene alimentata di idrogeno, con una efficienza elettrica di circa il 50%, molto superiore a quella di un motore a scoppio, e con il resto emesso come calore, che, nel caso delle applicazioni statiche, può essere utilizzato anch’esso, portando l’efficienza complessiva vicina al 100%.

Progetto Ene-field

Nel progetto Ene-field, metà delle nuove caldaie/generatori sperimentali, saranno del tipo PEM cioè con separatore in membrana polimerica e catalizzatore al platino, che funzionano a circa 80°C. L’altra metà sarà del tipo SOFC cioè con separatore ceramico, che non usa platino, ma richiede temperature di funzionamento fra 600 a 800 °C. Lo scopo di Ene-field, oltre che testare le tecnologie fuel cell nel mondo reale e mostrarne i vantaggi, è quello di farne scendere il costo a livelli concorrenziali con le tecnologie concorrenti (essenzialmente cogeneratori con motore a scoppio), così da innescare la produzione in serie.

A Ene-field, come detto, può partecipare chiunque abbia i requisiti giusti (essenzialmente avere un impianto di riscaldamento centralizzato, con allaccio a gas, elettricità ed Internet). Per farlo si può fare una domanda on line per far sostituire la propria caldaia con una di queste nuove, in grado di fornire da 1 a 5 kW elettrici e fino a 25 kW termici, in uno spazio comparabile a quello di un normale impianto termico domestico, a muro o a terra.

Visto che nessuno ha ancora una fornitura di idrogeno in casa, le fuel cell PEM conterranno un primo stadio, chiamato reforming, che estrarrà l’idrogeno dal metano, emettendo CO2 come scarto, mentre dalla cella uscirà solo vapore d’acqua. Quelle SOFC, invece, il reforming lo fanno internamente, grazie alle alte temperature. A causa del reforming, però, l’efficienza del sistema si abbassa un po’: circa il 35-40% per la parte elettrica, che comunque arriva all’80-95% complessivo, con il recupero del calore.

Un esempio della tecnologia che verrà usata in Ene-field, la dà questa ricerca dell’Istituto Fraunhofer per le tecnologie ceramiche di Dresda che, insieme al produttore di caldaie tedesco Vaillant, ha realizzato un modello di caldaia/generatore SOFC da 1 kW elettrico, basata su una pila di minicelle a combustibile, ognuna con un separatore in ceramica grande come una mattonella, per contenere dimensioni e costi. Il prototipo sta già venendo testato in case private e sarà offerto anche da Ene-field.

Fra PEM e SOFC, potrebbe sembrare che il primo, per le basse temperature di funzionamento, sia avvantaggiato. Ma in realtà non è così. E’ vero che le SOFC hanno lo svantaggio di doversi scaldare a lungo (fino ad 8 ore), prima di cominciare a funzionare, ma nelle applicazioni statiche, dove possono essere fortemente isolate termicamente e il loro uso è quasi continuo, questo è un problema relativo.

Molto più gravi, probabilmente, gli svantaggi delle PEM, che usano raro platino ed una membrana in Naflon, costosa e delicata, la cui fragilità costituisce uno dei principali motivi per cui le auto a idrogeno stentano a decollare. La “mattonella-separatore” in ceramica è invece robusta ed economica, tanto che la Vaillant ha già cominciato a costruire e vendere in piccola serie le caldaie/generatore SOFC.

Il Futuro

Una strategia industriale molto lungimirante, perché l’uso di fuel cell domestiche, non solo poterebbe servire da subito come integrazione alla produzione intermittente da piccoli impianti fotovoltaici o eolici, ma potrebbe un domani risolvere anche uno dei più grossi problemi dei sistemi energetici basati su rinnovabili intermittenti: l’accumulo stagionale di energia.

Se infatti le batterie risolvono il problema di usare la sera un eccesso di elettricità solare prodotta durante il giorno, sicuramente non possono garantire, a meno di non installarne una enorme quantità, che l’energia prodotta in estate, possa essere usata nei mesi invernali. Questo potrebbe invece essere possibile usando l’eccesso di energia prodotta dall’impianto FV d’estate, per produrre idrogeno tramite elettrolisi, e poi usare il gas, stoccato a livello domestico o centralizzato o mescolato al metano della rete gas (in una sorta di “Scambio sul posto gassoso”), per poi riutilizzarlo, nelle caldaie/generatore a fuel cell, nei mesi in cui il sole si vede poco. Ene-field, insomma, apre, finalmente, una finestra realistica su un possibile futuro a emissioni zero e zero dipendenza dai combustibili fossili.

Idea progettuale per ristrutturare un appartamento di 150 mq

Ristrutturare un appartamento di 150 mq: l’idea progettuale prevede un open space, tre camere, due bagni, studio e lavanderia, grazie a nuove pareti diagonali.
Antonio Previato

Spazio alle idee: la progettazione è mirata alla risoluzione delle problematiche abitative riscontrate per la ristrutturazione di un appartamento di 150 mq, ubicato in contesto metropolitano.
Nel ristrutturare casa, vari sono i fattori e le priorità da prendere in considerazione, in maniera tale da costruire un insieme architettonico che risulti sempre perfettamente personalizzato e vivibile in ogni sua volumetria.

La ridistribuzione spaziale deve tener conto innanzitutto della composizione del nucleo residenziale; la predisposizione delle zone giorno e notte è fortemente influenzata dall’orientamento cardinale dell’immobile e la suddivisione degli ambienti va sempre valutata in base alle specifiche esigenze di ciascun membro della famiglia.

Le esigenze dei committenti prevedevano: un unico ambiente aperto con funzione di cucina, zona pranzo e salotto; tre camere da letto, un piccolo vano studio, un locale lavanderia e un ripostiglio.
Si rendeva necessario altresì un aumento in ampiezza dei bagni, seppur sacrificando lievemente la metratura delle stanze attigue, e una riduzione della superficie dei disimpegni, ritenuti troppo dispersivi ai fini dell’ergonomia globale dell’abitazione.

Ho illustrato la mia soluzione progettuale pensata per la ristrutturazione dell’appartamento di 150 mq, rispondendo fedelmente alle esigenze espresse dai proprietari dell’immobile.
Ho pensato a una rinnovata distribuzione degli spazi attraverso interventi davvero poco invasivi: i nuovi ambienti quali l’ingresso, lo studio, il soggiorno, il disimpegno, la camera da letto 1, il bagno 1 e la cucina sono stati ridisegnati grazie all’utilizzo di nuove pareti in diagonale.

Questo gioco di setti murari diagonali mi ha permesso di concentrare e collegare tutti gli accessi alle stanze e servizi dalla nuova zona disimpegno notte, sfruttando lo stesso rimanente corridoio attraverso la creazione di armadiature a tutta parete.

Come priorità, ho rivisto la zona ingresso soggiorno creando un open space in cui dedicare ampio spazio all’area salotto, con piena libertà per posizionare un tavolo rettangolare tra cucina e soggiorno.
Si potrebbe dare un maggiore risalto alla zona d’ingresso, inserendovi uno schermo decorativo in cristallo, individuabile dalla linea orizzontale evidenziata in azzurro nell’area antistante all’entrata principale dell’abitazione; tale soluzione può rivelarsi strategica per separare virtualmente l’ingresso e al contempo donare un fascino esclusivo al living, con la creazione di un’attraente quinta divisoria a effetto teatrale.

Sulla lunga parete di destra, si sviluppa una cucina lineare di 3,80 m circa, completata da una nicchia di 150 cm di larghezza – distinguibile sulla parete in basso in pianta – dove trovano posto due colonne armadio con funzione di frigo, dispensa e forno.
Tali colonne fungono da interparete al nuovo ripostiglio vicino all’ingresso, dove trova spazio un armadio a due ante con sopralzo, di cui una per l’accesso allo sgabuzzino stesso, e un secondo battente per la cappottiera.

Sulla sinistra dell’entrata, una porta fa accedere al nuovo studio a forma di pentagono irregolare, la cui parete diagonale a 45° segna il confine con il locale adibito a lavanderia.

Questa lavanderia disposta con i giochi della diagonale diventa strategica e razionale, con l’opportunità dell’uscita sul balcone, pratica per le operazioni quotidiane di lavaggio e asciugatura del bucato.

La camera 1 è stata ristretta di pochi cm e ha perso 1 mq, che è stato destinato al nuovo bagno; in compenso, si è recuperato il piccolo volume perso, sfruttando la nuova conformazione triangolare all’ingresso della camera 1 stessa, prendendo spazio dal disimpegno.

Risulta vantaggioso l’ampliamento del bagno 1 che, oltre ad allargarsi a 1,60 metri, può ora disporre di una maxi doccia sfruttando parte della cameretta e la nicchia al fianco del pilastro strutturale.

Il disimpegno longitudinale non è più un semplice corridoio ma diventa polifunzionale, trasformandosi anche in zona armadio, per una lunghezza di circa 3,50 mt, assolvendo così le funzioni di doppia stagione, scarpiera e storage per la biancheria di servizio.

Divisori di design per l’open space dell’appartamento di 150 mq

La seguente foto ritrae un’ambientazione personalizzata dal pannello divisorio modello Atunis, disegnato da Moon per l’azienda Porada.

Pannello divisorio da appoggio per abitazione, modello Atunis di Porada
Un siffatto setto divisorio può essere collocato con successo nell’ambito dell’ambiente open space giorno, allo scopo di schermare in maniera discreta ed elegante la zona ingresso dal retrostante living.
La salda intelaiatura in tubolare metallico a sezione quadrangolare, racchiude un’originale cascata di catenelle metalliche disposte in parallelo, a creare un look molto accattivante che attrae gli sguardi assicurando la giusta privacy.

Pannelli divisori per appartamento, di Tonelli
La sovrastante immagine mostra dei pannelli divisori componibili e facilmente spostabili per schermare gli ambienti, proposti dalla Tonelli Design: si tratta di lastre in vetro a specchio, disegnate dall’artista Chissotti, capaci di donare un effetto ottico di grande impatto e dinamicità spaziale.

Progettare online la distribuzione degli spazi interni ed esterni di casa

La rivisitazione strutturale dell’appartamento ha conferito maggior luce e vivibilità alla zona giorno, donando una grande capacità contenitiva alla cucina e rendendo funzionale persino la superficie del disimpegno.
La stanza studio risulta razionale per la sua collocazione immediatamente prossima all’ingresso di casa, consentendo un percorso diretto e riservato dal resto della residenza.
Il locale lavanderia si rivela prezioso per il pratico utilizzo quotidiano e le due spaziose stanze da bagno offrono un comfort ottimale, riservando comunque la metratura adeguata per le adiacenti camere da letto.

Il nostro servizio online di progettazione a mano libera offre una consulenza specialistica e mirata alla risoluzione delle svariate problematiche dell’abitare, attraverso soluzioni innovative e personalizzate alle esigenze specifiche dei nuclei familiari in continua trasformazione.
Planimetrie distributive e disegni realistici in 3D offrono una visione d’insieme chiara ed intelligibile, per illustrare le nuove e più performanti spazialità, all’insegna di un equilibrato mix tra bellezza architettonica e funzionalità abitativa.

Che cosa è l’Attestato prestazione energetica (APE)

l’ A.P.E. (prima delle modifiche del decreto 63/2013 veniva chiamato A.C.E.) è un documento che descrive le caratteristiche energetiche di un edificio, di un abitazione o di un appartamento. E’ uno strumento di controllo che sintetizza con una scala da A a G le prestazioni energetiche degli edifici. Al momento dell’ acquisto o della locazione di un immobile, oltre ad essere obbligatorio, è utile per informare sul consumo energetico e aumentare il valore degli edifici ad alto risparmio energetico. L’ Attestato di Prestazione Energetica (APE) non va confuso con l’ Attestato di Qualificazione Energetica (AQE).

Quando va fatta la certificazione?

Secondo la normativa vigente, in particolare nel D.M. 26/06/2015 (Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici) e nel DM in conformità alla direttiva europea, l’APE va realizzato dal 1° Luglio 2009 in caso di compravendita di immobili e dal 1° Luglio 2010 in caso di locazione. Dal Gennaio 2012 negli annunci innobiliari vanno inseriti gli indici di prestazione energetica (valore in kwh/mq anno).

Con la Legge 90/2013 è stato ulteriormente chiarito quando è obbligatorio redigere l’Attestato, approfondisci su questa pagina: quando fare l’attestato energetico.

Chi redige l’APE?

L’APE viene redatto da un “soggetto accreditato” chiamato certificatore energetico. La formazione, la supervisione e l’accreditamento dei professionisti viene gestita dalle Regioni con apposite leggi locali. Circa la metà delle Regioni italiane ancora non hanno adottato delle normative proprie, in questo caso la legge vigente è quella nazionale (DLgs. 192/05). Dal 1 Ottobre 2015 la normativa promuove di redigere gli APE secondo organizzazione, controllo e metodi nazionali.

Il certificatore energetico è solitamente un tecnico abilitato alla progettazione di edifici ed impianti come l’architetto, l’ingegnere ed il geometra. Il certificatore può essere considerata una nuova professione, vedi come diventare certificatore energetico.
Come viene redatto?

Viene effettuata una analisi energetica dell’immobile, valutate le caratteristiche delle murature e degli infissi, i consumi, la produzione di acqua calda, il raffrescamento ed il riscaldamento degli ambienti, il tipo di impianto, eventuali sistemi di produzione di energia rinnovabile. In seguito il Certificatore compila il documento e rilascia la Targa Energetica che sintetizza le caratteristiche energetiche dell’immobile. L’ APE va conservato con il libretto della caldaia e consegnato al nuovo proprietario o al locatario.
Quanto costa?

Il costo di un certificato, come per altri servizi professionali, non è soggetto a tariffazione minima decisa dagli Ordini o dagli Enti. Il prezzo di una certificazione energetica per un appartamento varia in media tra i 150€ ed i 200€ a seconda della città e delle caratteristiche dell’unità immobiliare. Più alto è il costo per immobili diversi dagli appartamenti come ville, case a schiera, negozi, uffici, etc.

I consigli per ottenere un buon servizio (ed evitare truffe) ad un costo onesto sono:

Chiedere più preventivi valutando l’affidabilità del certificatore
Assicurarsi che nel preventivo siano compresi IVA, costi di spedizione, spese ed altri costi aggiuntivi
Diffidare da prezzi eccessivamente bassi
Diffidare da coloro che non effettuano il sopralluogo obbligatorio
Diffidare da intermedari che propongono un proprio tecnico ad un prezzo eccessivo

Se hai bisogno di un APE puoi contattarci direttamente tramite la pagina preventivi. La nostra offerta è limpida, semplice e senza sorprese: abbiamo un metodo standardizzato, senza intermediari che ci permette di offrire un servizio completo, efficace ed economico.
Perchè fare il certificato energetico?

L’APE è, come detto precedentemente, obbligatorio per legge. Le sue principali finalità sono:

Strumento per valutare la convenienza economica dell’acquisto e della locazione di un immobile in relazione ai consumi energetici
Strumento per consigliare degli interventi di riqualificazione energetica efficaci

Nonostante, per le costruzioni esistenti possa sembrare una mera pratica burocratica, l’ APE è un documento che comporterà notevoli vantaggi nei prossimi anni. In particolare ci sarà:

Aumento del valore di un immobile con consumi energetici bassi al momento della vendita o dell’affitto. Risparmio sulla bolletta e maggior comfort di una casa realizzata con i dettami dell’ edilizia ad alto risparmio energetico.
Incentivazione alla costruzione di edifici ad alto rendimento energetico e ristrutturazioni energetiche con evidenti miglioramenti del livello di inquinamento da anidiride carbonica CO2.

Differenza tra APE (attestato di prestazioneenergetica) e AQE (attestato di qualificazione energetica)

Una prima importante differenza sta nel soggetto che redige il documento: L’ AQE può essere redatto dal progettista o dal direttore dei lavori, quindi da un tecnico abilitato che ha già avuto un ruolo nei lavori. Viene rilasciato dal costruttore e consegnato al comune insieme alle documentazioni per il rilascio della dichiarazione di fine lavori. L’ APE invece va redatto da un Certificatore Abilitato ed indipendente.

Seconda differenza sta nel fatto che nelll’ AQE non è specificata la classe energetica dell’edifico. E’ un documento che secondo il dlgs 311/06 doveva sostituire temporaneamente l’ APE, in attesa che le regioni emettessero i decreti attuativi specifici.

In generale oggi l’ AQE è un documento meno utilizzato del passato, viene richiesto solamente in fase di “fine lavori” dal direttore dei lavori. Contattateci per maggiori informazioni.
APE e firma digitale

L’attestato può essere firmato dal tecnico anche con la firma digitale, alcune Regioni utilizzano esclusivamente questo metodo per ricevere gli APE nel loro catasto energetico. I cittadini o i notai, per verificare la correttezza della firma digitale possono utiizzare questo link: Verifica firma digitale

La firma digitale ha completa validità legale e può sostituire la copia cartacea.

Ecobonus e ristrutturazioni, già prorogati prima della Stabilità: si ripagano da soli

Toccatemi tutto, ma non le agevolazioni fiscali sulla casa. Da Berlusconi, a Letta, passando per Monti e ora Renzi, le proposte sul tavolo del governo per elaborare ogni anno la legge di Stabilità hanno sempre incluso e previsto i bonus ristrutturazione e l’ecobonus. Nessun premier, infatti, ha mai pensato di interromperne la proroga. E Matteo Renzi ha già fatto di più: alle prese con i terremotati del Centro Italia, ha confermato che anche nel 2017 sarà possibile avere il maxi sconto del 65% sugli interventi nelle case per l’adeguamento sismico oltre che per l’efficientamento energetico. Mentre il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, in un convegno di Confedilizia, ha detto che nella manovra economica ci saranno anche gli incentivi per la ristrutturazione.

Come dire che, anche per quest’anno, la mission del riordino della giungla di bonus e agevolazioni fiscali che alleggeriscono la dichiarazione dei redditi (la cosiddetta tax expenditures che secondo la Corte dei Conti è composta da 799 voci e vale 313 miliardi di euro) è stata derubricata dall’agenda governativa. Il motivo? In primis, non c’è bisogno di una copertura certa per questi sconti fiscali: non rendendoli strutturali, ma prorogandoli di anno in anno, il costo della misura (circa un miliardo di euro all’anno) ha un impatto immediato e si autofinanzia grazie al circolo virtuoso che di fatto innesta. Basti pensare che per il bonus sui lavori in casa, quello del 50% per le ristrutturazioni e quello del 65% per il risparmio energetico, nei primi sette mesi dell’anno – secondo il rapporto Servizio studi della Camera e Cresme – il Fisco ha restituito ai contribuenti oltre 16 milioni di euro, già il 23,8% in più del 2015. E per tutto il 2016 l’Istituto di ricerca si attende 1,7 milioni di domande complessive (1,39 milioni per le ristrutturazioni edilizie e 328mila per il risparmio energetico) per un investimento di 29,2 miliardi di euro (comprensivo dell’Iva) che segnerebbe il record storico assoluto dopo i 27,9 miliardi del 2013, i 28,4 miliardi del 2014 e i 25,1 miliardi del 2015. Ma dal 1998 al 2016 le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a 237 miliardi di euro, di cui 205 miliardi hanno riguardato il recupero edilizio e poco meno di 32 miliardi la riqualificazione energetica.

Un trend positivo che dimostra che quello delle detrazioni non è solo un costo per lo Stato, ma si tratta di leve fondamentali per il Paese. Se, infatti, nell’ultimo anno si può parlare di ripresa del settore immobiliare ed edile è soprattutto grazie all’effetto delle agevolazioni fiscali sulla casa che, largamente diffuse e molto ben note ai contribuenti, hanno generato un incremento del numero degli occupati. Nel dettaglio, si tratta di 291mila posti di lavoro nel 2016 per un totale di 1,46 milioni di posti di lavoro cumulati negli anni 2011-2016.

E non finisce qui. C’è un altro punto a favore dello Stato: mentre incassa immediatamente Iva, tasse, imposte e anticipi molto ingenti per l’esecuzione dei lavori (con l’evidente vantaggio dell’emersione del nero), è invece nell’arco di 10 anni che poi redistribuisce le detrazioni. Chiara, quindi, la richiesta dei sindacati che si sta sollevando in queste ore: “Ridurre gli anni in cui detrarre le spese con un nuovo meccanismo di rimborso in un’unica soluzione”, come chiede FenealUil. Che aggiunge: “Il bonus va esteso alle aziende che realizzano i lavori e agli incapienti, vale a dire i contribuenti che percepiscono un reddito fino a 8mila euro all’anno e che, quindi, – avendo l’Irpef azzerata – non possono richiedere nessun detrazione”. La soluzione potrebbe essere quella di recuperare gli incentivi fiscali tramite gli oneri del riscaldamento, quindi, con sconti in bolletta. Mentre, tra i tecnici si fa sempre più insistente l’idea che il governo starebbe spingendo in contemporanea gli interventi di risparmio energetico e quelli antisismici, eventualmente innalzando lo sconto nel caso venissero fatti insieme.

Tra leggi in materia di costruzioni anti-sismiche malfatte e la non obbligatorietà dell’adeguamento sismico degli edifici esistenti e dell’assicurazione per il danno da terremoto, l’ecobonus al 65% per gli interventi antisismici risulta la detrazione che zoppica di più dal punto di vista delle preferenze. Introdotta dal 2012, consentiva una detrazione del 36% che fu poi portato al 50% e al 65%, ma vale solo per le prime case in zona antisismica 1 e 2. Tradotto in numeri, spiega l’Ance (l’Associazione dei costruttori), su 34 milioni di abitazioni in Italia, 15 milioni sono seconde case. Tant’è che l’annuncio di Renzi ha subito gelato le aspettative di chi si aspettava la stabilizzazione degli sgravi e, soprattutto, un potenziamento oltre il tetto del 65% per quanto riguarda gli interventi strutturali per la sicurezza.

In attesa di capire se anche queste aperture, così come l’ipotesi di alzare l’asticella della percentuale di detrazione Irpef, finiranno nella Stabilità 2017, fino al 31 dicembre 2016 è ancora possibile richiedere il 50% di detrazioni sulla ristrutturazione di casa fino a 96mila euro, il 50% sull’acquisto di mobili per la casa ristrutturata fino a 10mila euro e il 65% sugli interventi di risparmio energetico fino a 100mila o adeguamento antisismico degli edifici.

Ristrutturazioni edilizie – La detrazione compete per interventi di manutenzione ordinaria (solo per le parti comuni degli edifici), di manutenzione straordinaria, restauro e ristrutturazione edilizia. È possibile fruire dell’agevolazione anche per la ricostruzione di immobili danneggiati a seguito di eventi calamitosi (quando sia stato dichiarato lo stato di emergenza), per la realizzazione di autorimesse o posti auto pertinenziali, per l’eliminazione delle barriere architettoniche, per gli interventi destinati a prevenire il rischio di atti illeciti o di bonifica dall’amianto.

Misure antismiche – Il bonus vale per l’esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica, in particolare sulle parti strutturali, per la redazione della documentazione obbligatoria atta a comprovare la sicurezza statica del patrimonio edilizio, nonché per la realizzazione degli interventi necessari al rilascio della documentazione.

Risparmio energetico – L’ecobonus spetta per la riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento, il miglioramento termico dell’edificio (coibentazioni, pavimenti e finestre comprensive di infissi), l’installazione di pannelli solari; la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale; l’acquisto e la posa in opera di schermature solari, di impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili.

Ad essere agevolabili sono anche le spese sostenute per l’acquisto, l’installazione e la messa in opera di sistemi domotici, cioè dispositivi multimediali per il controllo da remoto degli impianti di riscaldamento, produzione di acqua calda e climatizzazione nelle unità abitative. Si tratta un po’ della cenerentola delle categoria, poco conosciuta al grande pubblico, ma che – conti alla mano – consente un risparmio sulla bolletta e di avere indietro un bel gruzzoletto.

Questi dispositivi, infatti, devono mostrare attraverso canali multimediali i consumi energetici, consentendo anche da lavoro o dal ristorante di programmare accensione, spegnimento o temepratura dell’impianto. In particolare, la detrazione è riconosciuta se le spese sono state sostenute per la riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento, il miglioramento termico dell’edificio (coibentazioni, pavimenti, finestre, comprensive di infissi), l’installazione di pannelli solari, la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale. Una novità importante riguarda le modalità di pagamento nel caso di lavori sulle parti comuni dei condomini. Questi ultimi, infatti, quando non hanno a disposizione l’intera somma necessaria per pagare i lavori di riqualificazione energetica, possono cedere la loro quota di detrazione alle imprese che eseguono i lavori. A loro volta, le aziende dovranno scontare il prezzo finale di una somma corrispondente.

Riscaldamento ad idrogeno: che cos’è e le offerte sul mercato

Un nuovo paradigma nella gestione energetica? Analizziamo gli impianti di riscaldamento ad idrogeno e le loro prospettive future.

Fornire energia elettrica all’ambiente domestico sfruttando un sistema di celle alimentate da combustibile a idrogeno. Non è fantascienza ma pura realtà, già sperimentata nelle abitazioni di paesi come il Giappone. Della grandezza di una valigia. Il sistema è posto nelle immediate vicinanze di un serbatoio che funge da boiler. Nel processo di produzione di energia elettrica le celle combustibili emanano calore e questo è sufficiente a riscaldare l’acqua per l’intera casa.

L’ossigeno utilizzato dalle celle a combustibile proviene dall’aria, mentre l’idrogeno viene estratto dal gas naturale attraverso un dispositivo. Ma uno dei sottoprodotti della combustione è molto velenoso e tristemente noto per i tragici incidenti che ha provocato: il monossido di carbonio.

Così il sistema è in grado di estrarre nuovo ossigeno che, unito al monossido di carbonio, serve a creare anidride carbonica, contribuendo al riscaldamento globale, e senza essere altamentene pericoloso se inalato.

Così le celle a combustibile garantirebbero emissioni di gas serra inferiori di un terzo rispetto agli attuali sistemi di riscaldamento – senza essere pericolose come una stufa a legna o uno scaldabagno a gas, tuttavia il loro maggiore svantaggio è rappresentato dai costi di produzione, ancora molto alti.

Il riscaldamento ad idrogeno è una realtà ancora in evoluzione e poche aziende propongono sistemi acquistabili anche dai privati e molto resta ancora da fare, spesso si è ancora ad una fase di prototipo e numerosi gruppi di ricerca sono al lavoro per combinare l’idrogeno ad altre fonti di energia rinnovabili.

Un’idea che si sta sviluppando è l’idrogeno combinato con gli impianti fotovoltaici. Durante il giorno avviene la produzione di energia elettrica, che alimenta un elettrolizzatore che, da parte sua, produce idrogeno. Durante la notte e con l’ausilio di una cella a combustibile, l’idrogeno viene trasformato in corrente elettrica ed in calore.

L’idrogeno quindi accumula l’energia solare per quei periodi in cui non c’è il sole.

Anche il CNR di Messina ha lavorato su un progetto di una caldaia ad idrogeno. Si tratta di una cella a combustibile modificata per fornire calore e riscaldare direttamente l’acqua dell’impianto.
Esempi di impianto di riscaldamento a idrogeno

Un primo esempio è dato da Sidera-30, una proposta di una azienda italiana – la Ici Caldaie da vari decenni specialista in generatori di calore sia per uso industriale che civile – per il riscaldamento delle case ancora in fase di prototipo. Qui una centrale di co-generazione (elettricità e acqua calda), capace di lavorare oltre che con il metano anche con idrogeno con un’efficienza dell’80%, è coordinata attraverso centraline di erogazione intelligente, per agire in modo differente su ciascun appartamento.

Il prototipo già funziona dentro un laboratorio di ricerca e alcuni edifici di grandi dimensioni. L’idea tecnica di base è nel complesso piuttosto semplice. Quattro celle a combustibile formano il motore primario della centrale convertendo, chimicamente, l’idrogeno in elettricità. Nel processo di riscaldamento sono le celle a scaldarsi “come delle stufette”, mentre un apposito sistema di raffreddamento ne asporta il calore. Elettricità e calore insieme, quindi. Tutto il resto di Sidera è progettato intorno a questo nucleo. Il gas metano va a un reformer che lo converte in idrogeno, e le celle, tramite uno scambiatore di calore, sono collegate ad una caldaia per la produzione dell’acqua calda.

Ci sono però dei limiti economici e tecnici da superare. Le membrane interne per l’elettrolisi dell’idrogeno, ad oggi hanno ancora una vita media di soli due anni. E negli elettrodi è ancora essenziale il platino, metallo iper-costoso e raro, messo però sotto attacco dall’industria mondiale.

Sul fronte delle aziende, è stata lanciata a KlimaHouse 2012 la prima caldaia ad idrogeno destinata ai privati, ovvero il boiler H2ydrogem della piemontese Giacomini, anche se i prezzi sembrano ancora troppo elevati per un utilizzo generalizzato, anche se c’è fiducia su un loro progressivo abbassamento.

Un altro esempio è dato dalla serie Andromeda Hydrogen Generator della vicentina Enessere: qui vengono utilizzati una serie di elettrolizzatori alcalini, alimentati da pannelli fotovoltaici o da generatori minieolici, che producono idrogeno da acqua deminarelizzata alla pressione nativa di circa 25 bar. Un sistema altamente efficiente, che, oltre a generare elettricità e calore, permette di utilizzare l’idrogeno autoprodotto per fare rifornimento alla propria auto o bicicletta alimentata a idrogeno. Insomma, l’energia dall’acqua potrebbe non essere una chimera, in un futuro, anche se per ora i costi rimangono proibitivi per i più.

Il riscaldamento ad idrogeno non è in sostanza ancora una realtà ma potrebbe però rivoluzionare lo schema di consumo energetico delle famiglie. Che non pagherebbero più bollette e spese fisse di condominio ma ciascuna acquisterebbe kilowatt e kilocalorie in base all’effettivo consumo o a decisioni prese in anticipo.

Copyright © 2025 · Accedi

squader.it utilizza i cookies per offrirti un'esperienza di navigazione migliore. Usando il nostro servizio accetti l'impiego di cookie in accordo con la nostra cookie policy.